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I nemici della Democrazia Diretta in Italia

Partito dei Comunisti italiani
Federazione del Trentino Alto Adige

39100 Bolzano - via S.Vigilio n.76
Tel. 0471/279278 oppure 339/8907251

 

 

Ai quotidiani ed alle emittenti radio-televisive locali

Oggetto:  A proposito di referendum: 
no all’elettore ridotto a tifoso

 

Pressante si fa l’invito in questi ultimi giorni ad andare a votare il 25 ottobre per i cinque referendum propositivi, tre promossi dall’Union für Südtirol riguardanti la democrazia diretta sulle scelte per le grandi infrastrutture, per la precedenza degli altoatesini nell’edilizia sociale e contro la «svendita» della Heimat, e due promossi da Iniziativa per più democrazia e dai protezionisti per allargare le basi della democrazia diretta e contro ogni forma di finanziamento pubblico all’aeroporto di Bolzano.

Di là dal fatto che riteniamo che altri dovrebbero essere i temi dell’agenda politica, quello del lavoro prima di tutto, il nostro Partito non è animato da tale foga referendaria e anzi invita a riflettere proprio sullo strumento del referendum, anche perché proprio come dimostrato dalle proposte dell’Union für Südtirol, facile è altrimenti la strumentalizzazione volta a solleticare la pancia degli elettori.

Il nostro più che un semplice invito a disertare le urne, data la pericolosità di alcuni referendum e la fumosità di altri che non è poi così fuori luogo considerare di dubbia costituzionalità, è un invito a lanciare un segnale forte contro l’abuso del referendum, verso il quale la disaffezione è un dato acquisito anche in Trentino Alto Adige e almeno un perché dovrà pur esserci.

Il ricorso al referendum da parte di comitati formati allo scopo o anche da parte di gruppi "politici” è già un indice di forte degrado non solo della vita politica ma della società nella quale questo accade. È già conseguenza – e comunque fa parte – della campagna di sfiducia e delegittimazione delle assemblee elettive e delle organizzazioni politiche (e sindacali), del concetto stesso di organizzazione, che riduce il cittadino a singolo, senza forza e quindi politicamente solo, "disperato”, in cerca di un "salvatore” che metta le cose "a posto”.

Viene chiamata "democrazia diretta” ma è il contrario della democrazia. La "partecipazione” del cittadino ridotto a votante è la stessa partecipazione alla gara di calcio da parte del cittadino ridotto a tifoso, libero di esultare o imprecare per ciò che fanno i "suoi” in campo, ma in realtà impotente nei loro confronti e ancor più nei confronti delle decisioni dei proprietari della società che giostra il tutto.

È il salvatore, il "comitato promotore” nel caso dei referendum, che fa tutto, che prepara i quesiti o le proposte di delibera o di legge nel caso dei referendum propositivi, che raccoglie le firme (una sigaretta o una firma non si nega a nessuno). Non si può più cambiare niente. Solo dire sì o no. Sembra così semplice e invece è micidiale per i suoi effetti.

La chiamano democrazia diretta ma è una democrazia ancor più indiretta di quella delegata, con organismi elettivi e organizzazioni di tipo politico. Nella reale democrazia diretta i membri della comunità partecipano (partecipavano) direttamente e con piena conoscenza dei problemi alla discussione preliminare oltre che alla decisione – e partecipa(va)no poi in prima persona anche all’attuazione delle decisioni. Nei referendum (e nella democrazia di tipo berlusconiano) tutto questo manca completamente. Il cittadino-votante può dire solo sì o no a ciò che è stato già preparato da altri, su materie che normalmente non conosce non solo perché in genere molto complesse ma perché non si cura affatto di conoscerle. Gli basta quello che gli dicono quelli cui crede.

La democrazia diretta è possibile in ambiti molto ristretti, dove tutti sanno tutto ciò che riguarda la comunità in cui vivono. Era possibile nelle tribù primitive la cui vita non dipendeva da un’organizzazione sociale complessa. È impossibile oggi, in una società in cui anche gli Stati più potenti sono legati e dipendono da un intreccio di relazioni economiche e culturali esteso su scala mondiale. L’unico tipo di democrazia possibile oggi è quello delegato: Ma non delegato alla maniera che vorrebbe Berlusconi, in cui uno vota e poi torna a dormire o a guardare (partite di calcio, spettacolini della TV ecc.).

La democrazia delegata ha bisogno distrumenti di partecipazione che sono i partiti politici – come ci ricorda la nostra Carta Costituzionale – che abbiano a loro volta al loro interno una discussione molto vivace, che non affidino tutto a leader nazionali o locali che "dirigono” (cioè decidono e fanno, e gli altri seguono). E ha bisogno naturalmente di una formazione culturale molto elevata e di massa.

Il referendum dovrebbe dunque solo essere "un’arma estrema”, alla quale si può ricorrere in via del tutto eccezionale per abrogare atti di un organo elettivo del tutto contrari all’orientamento di larghissima parte della popolazione o caso limite, se referendum propositivo, avere la funzione di sopperire alla prolungata inerzia dei gruppi politici presenti nell’assemblea elettiva.

 

Bolzano,  lì 20 ottobre 2008  

Partito dei Comunisti Italiani

Federazione Trentino Alto Adige



Source: http://www.comunisti-italiani-trentinoaltoadige.it/PdciTAAHOME_file/Comunicati_file/comunicati31bz.htm
Categoria: Articoli vari | Aggiunto da: BrunoAprile (2010-12-09) | Autore: Bruno Aprile E W
Visualizzazioni: 1303 | Commenti: 2 | Voti: 0.0/0
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